08/08/2018
Cartone, bagno e cucina in un unico locale… di 184 ettari!
E’ sufficiente “seguire le tracce” del primo per trovare tutto il resto: un carrello in cui è raccolto un intero guardaroba, le buste di plastica con le cibarie, una borsa recuperata ai cassonetti dove stipare il resto della propria esistenza.
E dietro ai cespugli, il bagno… un gabinetto d’erba costellato di fazzolettini più o meno svolazzanti, dipende da quel che ci si è pulito.
E bottiglie d’acqua, talvolta riempite e lasciate a scaldare al sole, in uno spartano ma funzionale scaldabagno; più spesso vuote, accartocciate, abbandonate ed ammucchiate insieme a lattine, bottiglie di birra, cartoni di simil-Tavernello… dipende dalla disponibilità e dalla nazionalità del residente.
I cartoni, preferibilmente lunghi e multi strato (perfetti quelli che contengono i frigoriferi), spesso ripiegati ed incastrati all’interno di ceppaie o dei cespugli di oleandro perché lasciandoli a terra si corre il rischio di ritrovarli “spappati” da un improvviso acquazzone estivo, dal cagnone giocherellone, dal trattore del Servizio Giardini che ci è passato sopra mentre tagliava il prato.
Il locale è un unico open space di 184 ettari, villa Doria Pamphilj e queste persone sono “gli ultimi” tra i suoi frequentatori.
Talvolta stranieri, orientali come il signore che si rifugia nell’area dell’ex-chiesetta del Bel Respiro oppure bengalesi come i ragazzi incrociati nell’area cani dietro il Vivibistrot o al’ingresso di piazza San Pancrazio, mentre entravano portando con una certa difficoltà un bel fascio di cartoni da stendere lungo il muro che separa la Basilica di San Pancrazio dalla villa.
E poi spagnoli (come quello che faceva il bagno nella Fontana del Giglio?), slavi, ma anche qualche italiano, allungato di fianco, un buon libro tra le mani ad ingannare il tempo che passa così… perso nella propria solitudine.
Non sono individui organizzati e gestiti come i bulgari delle serre, delle cascine o delle monovolume parcheggiate su largo Martin Luther King, oppure i rom e gli sbandati dei bagni su via della Nocetta e del ponte pedonale Artemisia Gentileschi Lomi; queste sono persone abbandonate e popolano la villa durante tutto l’anno, ancor di più in questa stagione, quando il cielo è più sereno e la temperatura più indicata per chi trascorre la propria vita all’aria aperta… e non perché faccia bene, ma perché non ha nient’altro.
Solo un unico (meraviglioso per tutti gli altri) locale di 184 ettari “strutturato” in cartone, bagno e cucina!
NB: l’area privilegiata da questi poveretti è la zona est di villa Pamphilj, sia per una maggior presenza di aree protette, di fontanelle, e per la vicinanza di zone abitate e servite (supermercati e negozi dove acquistare cibo, persone che regalano qualche spicciolo), visto come la zona ovest sia oggettivamente più isolata e residenziale.
Sulla nostra mappa (le foto di questo album sono state scattate negli ultimi 12 mesi):
A > area confinante con la Basilica di San Pancrazio;
B > arcate dell’acquedotto Traiano Paolo, nel tratto lungo viale Bartolomeo Rozat;
C > panchine a ridosso di viale Battaglione della Speranza, fino all’Arco dei 4 Venti;
D > ex-chiesetta del Bel Respiro;
E > panchine dell’area cani est;
F > siepe di oleandri lungo via Leone XIII, nei pressi del civico 74.
vai al post FB>https://goo.gl/vS4C2o
Leggi anche:
“Sopravvivenza (coperta da)”> goo.gl/VuX1t5
“Con una bombola di gas al seguito”> goo.gl/38nb3C
“Uno straccio di casa, una casa di stracci!”> goo.gl/MAjAnn
“Gli invisibili di villa Pamphilj.”> goo.gl/a12isT
“Stesso giorno, stesso luogo, stessa persona, stessa miseria”> goo.gl/q1UW5g
“L’antro dell’orso…”> goo.gl/ijcnJe
“Il prossimo.”> goo.gl/a6nPqc