Giardino dei Giusti: ancora una volta, nel silenzio di tutti…


12/03/2021

Giardino dei Giusti: ancora una volta, nel silenzio di tutti…



Ancora una volta, svilendo un’iniziativa avviata con ben altri presupposti e oltraggiando le persone e le loro Storie (la NOSTRA STORIA!) a cui è dedicato.
L’Associazione per Villa Pamphilj ne è stata testimone per ben tre volte (la terza, unica e sola realtà presente, ché nell’ottobre 2020 a parte i giardinieri, non si è affacciato nessuno, neanche le Autorità) ascoltando promesse ed impegni mai mantenuti, trovando un Cerimoniale ignaro e incompetente e Giusti delle Nazioni o i loro genitori non riconosciuti o abbandonati frettolosamente a fine cerimonia.
Non parliamo poi delle piante e delle pietre d’inciampo, utilizzate come porte da calcio, pali per zigzagare, ostacoli da affrontare con le ruote dentate delle mountain bike (basta verificare le condizioni di alcune).
Comunque, oggi, 12 marzo 2021, l’azienda vivaistica ha messo a dimora cinque nuove piante di ulivo e, poco prima, i giardinieri hanno posizionato nel terreno cinque pietre d’inciampo, proseguendo il progetto le cui basi sono state poste nel 2017 dall’Assessora Pinuccia Montanari e i suoi collaboratori.
Ma chi sono i nuovi Giusti tra le Nazioni che da oggi ricorderemo a villa Doria Pamphilj?
– Le MADRI PLAZA DE MAYO, è un’associazione formata dalle madri dei desaparecidos, ossia i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983, dei quali richiedevano la liberazione e la restituzione.
Il loro nome deriva da quello della celebre piazza di Buenos Aires (Plaza de Mayo), dove queste donne coraggiose si riunirono per la prima volta e da allora, ogni giovedì pomeriggio, si ritrovano.
– la ROSA BIANCA (“Weisse Rose”), un gruppo di giovani bavaresi che nel ’42/’43, a Monaco, si opposero con forza ma in maniera non violenta al nazismo, in nome della libertà e per una Germania federale in un’Europa federale, diffondendo volantini e svolgendo un’intensa attività antinazista. Quindici membri della Rosa Bianca furono condannati a morte (tra loro, due fratelli Hans di 24 anni e Sophie Scholl di 21), altri trentotto incarcerati.
– ELENA DI PORTO, antifascista romana ed ebrea, figlia del vecchio ghetto, fiera oppositrice della persecuzione del proprio popolo ovunque riuscisse ad esser presente: scampata ai rastrellamenti nazi-fascisti del 16 ottobre 1943, non se la sentì di abbandonare la sorella con i suoi cinque figli, consegnandosi ai suoi aguzzini, in un ultimo tentativo di impedire, con il proprio gesto, la comune deportazione.
– DON GIOVANNI GREGORINI, per una quarantina d’anni parroco a San Benedetto nel quartiere Ostiense, appena fuori dal centro storico di Roma dove si ritrovò a soccorrere un gruppo di ebrei inseguiti dalle SS durante i giorni del rastrellamento nel ghetto di Roma e del successivo eccidio delle Fosse Ardeatine.
“Nella più totale discrezione, senza nessuna smania di apparire o far parlare di sé, don Giovanni Gregorini è uno di quegli uomini che, nel loro piccolo, segnano la storia del proprio paese, della Chiesa e dell’amicizia fraterna tra comunità religiose diverse”.
– RAPHAEL LEMKIN è stato un avvocato e giurista polacco, noto soprattutto per aver coniato il termine “genocidio”.
Nel dopoguerra promosse la promulgazione di leggi internazionali che definissero e proibissero il genocidio, fino a quando, nel 1951, entrò in vigore la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di Genocidio, che ne definì la fattispecie giuridica.
Lemkin venne proposto per 6 volte al Premio Nobel per la pace senza però aggiudicarselo mai.
Di Raphael Lemkin, IL COMUNE DI ROMA, OGGI, NE HA TRASCRITTO IL NOME SULLA PIETRA D’INCIAMPO… SBAGLIANDOLO!
Ribadiamo, ancora una volta, svilendo un’iniziativa avviata con ben altri presupposti e offendendo le persone e le loro Storie (la NOSTRA STORIA!) a cui è dedicato.
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