L’ingresso che non c’è più, il centro sociale, l’attentato…


07/12/2016

L’ingresso che non c’è più, il centro sociale, l’attentato…



… all’Ambasciata USA di via Veneto.
Un fatto di cronaca che pochi ricordano, tornatoci in mente in questi giorni a proposito dei lavori di pseudo-blindatura del Casino del Bel Respiro: una storia di sicurezza, di potere, di bugie e di prepotenza che coinvolse anche villa Pamphilj.

Nel giugno del 1992 una coppia di stranieri affitta una stanza all’hotel Excelsior di via Veneto, angolo via Boncompagni e, all’oscuro di tutti, predispone sul terrazzino una coppia di tubi in metallo: si tratta di due rudimentali mortai monocolpo che, comandati da un congegno a tempo (in maniera da permettere agli attentatori di allontanarsi), esploderanno due colpi all’indirizzo dell’Ambasciata USA dirimpetto.
I colpi non produrranno che lievi danni e l’attentato è rivendicato dall’organizzazione terroristica basca ETA (https://it.wikipedia.org/wiki/Euskadi_Ta_Askatasuna).

Nel frattempo, all’interno di villa Pamphilj, su via della Nocetta, esisteva una vecchia scuola realizzata in padiglioni prefabbricati, di cui uno andato a fuoco: per questo motivo era stata abbandonata ed occupata da un gruppo di ragazzi che avevano dato vita ad un centro sociale denominato Askatasuna (parola che in lingua basca significa “libertà”).
Una realtà molto attiva nel quartiere che contribuì peraltro con estrema determinazione alla raccolta di firme promossa per impedire all’Onorevole Bettino Craxi di togliere ai cittadini romani il Casino del Bel Respiro e fissarci la residenza del Presidente del Consiglio (una sorta di 10^ Downing Street alla romana… ma molto più bello!).

Così una mattina presto, in uno dei giorni successivi all’attentato all’ambasciata USA, agenti della DIGOS e della Polizia di Stato fecero irruzione a villa Pamphilj arrestando gli undici ragazzi presenti in quel momento nel centro sociale: ai giornali furono indicati come probabili fiancheggiatori “perché all’interno della struttura, nei giorni precedenti l’attentato era stato sentito parlare spagnolo”.
Furono trattenuti 8 giorni in carcere anche con l’accusa di “detenzione di ordigni incendiari”… accusa poi caduta, perché si trattava di bottiglie con avanzi di “succhio” tra serbatoi di motorini o peggio, perché bottiglie posizionate proprio da chi era andato ad effettuare gli arresti (non lo ricordiamo esattamente).

Due procedimenti giudiziari, il secondo per “occupazione, danneggiamento, furto”… tutti e undici gli accusati prosciolti.
Però, nelle more dei procedimenti… il sequestro dell’area, le ruspe prontamente in azione, l’ingresso su via della Nocetta (si trovava all’altezza della chiesa la cui sommità è visibile, aldilà del muro, sulla seconda foto) velocemente murato a scanso di future ri-occupazioni.
Le foto che vedete mostrano l’area com’è oggi, a 24 anni di distanza: qui non c’è rimasto più nulla di allora… ma altrove, e sempre all’interno di villa Pamphilj, i potenti, i prepotenti e i bugiardi continuano ad essere all’opera.
Magari, nuovamente, sempre con la scusa della “sicurezza”!

Leave A Reply