Pamphilo, il re dei cani di villa Pamphilj.


30/08/2014

Pamphilo, il re dei cani di villa Pamphilj.



Era la fine degli anni ’80 e lui si chiamava Pamphilo… anche se, per molti di noi, era #Rusty il selvaggio (da un film molto in voga in quei tempi, interpretato da un esordiente, #grande, ribelle, Matt #Dillon).
E’ stato il “re” di tutti i #cani che hanno calpestato i prati di villa Doria #Pamphilj… ed è un #cane che, con quel che scatenò, ha in parte fatto la storia dei suoi simili nella villa e fuori.

Non era solo.
Con lui, tre cuccioloni (Jack, Diana e Furia) affidatigli da una compagna fuggita poi altrove o scomparsa in circostanze misteriose… ma anche tanti #umani, all’inizio avvicinati con diffidenza… poi, sempre di più, fino al prato condiviso: cani, #atleti, #bambini, #nonni… tutti insieme!
Ed è vero, all’inizio il rapporto, in particolare con coloro che, alle 06.00 di mattina varcavano la recinzione della villa per poter #correre, non fu dei migliori: invece che il collega “lepre” da inseguire, alcuni vissero, per qualche metro, uno “stimolo bianco pezzato” che gli abbaiava appresso.
Diventarono certamente tutti #campioni!

Qualcuno però protestava e il #Comune decise di intervenire: ci furono la villa chiusa ai frequentatori, le esche avvelenate, la caccia con i fucili al narcotico, ma Pamphilo era troppo intelligente per gli uomini che volevano catturarlo e, benché colpito e stordito, fuggiva rifugiandosi nel folto della boscaglia.
Alla fine, divenne una leggenda, con i giornalisti che venivano a conoscerlo, ci intervistavano, e lo sostenevano dalle pagine del proprio giornale: con lui, cominciò a farsi strada l’idea di un rapporto diverso tra #uomo e #randagio , che non finisse dietro le sbarre di una prigione (il canile di allora) o in una camera a gas.
Raccogliemmo tante #firme (per quei tempi, quando non esistevano Internet ed i Social Network) accompagnate, grazie all’aiuto dell’architetto Tonelli, professionista monteverdino e grande #amico degli #animali, da un progetto serio e circostanziato: si fece pian piano largo l’idea dell’#adozione, delle aree riservate, delle recinzioni compatibili con l’ambiente e con il Bene storico.

Sembrava tutto si fosse ormai messo per il meglio quando, in una sorta di ritorsione per le firme raccolte contro il tentativo di realizzare all’interno di villa Algardi la residenza del presidente del #Consiglio, Pamphilo e Jack (gli unici sopravvissuti del branco) vennero catturati.
Noi non li abbandonammo, e facemmo di tutto per allontanarli dal canile municipale e da una condanna a morirci dentro.
Pamphilo venne adottato da una signora generosa, Roberta, che aveva già tre cani e una trentina di #gatti, e Jack, da un’altra signora ancora.
Per molti anni, abbiamo continuato a seguire Pamphilo (che non usciva più dalla #casa di Roberta, tanta era stata la sofferenza per la cattura e la permanenza al canile) ma c’è chi lo andava a trovare e contribuiva al suo sostentamento.
Quando è morto, dopo un primo, un po’ folle tentativo di seppellirlo nella sua (nostra) amata villa Pamphlj, trovò la sua tomba in un’area apposita, un cimitero per animali.

Noi riteniamo che chi porta il proprio cane a villa Pamphilj debba conoscere questa #storia perché, da Pamphilo e dalla battaglia che ha accompagnato la sua esistenza, discendono molti dei diritti che, alla pari dei doveri, riguardano lui ed il suo compagno a quattro zampe.
Ancora, di qui derivano i doveri disattesi dal Comune di #Roma… di cui parleremo presto… a proposito delle due aree per cani istituite proprio dopo la morte del nostro amico… “Re Pamphilo”!
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