Via Leone XIII… non fu solo colpa della XVII Olimpiade…


25/02/2020

Via Leone XIII… non fu solo colpa della XVII Olimpiade…



Contrariamente a quanto normalmente si crede, il primo tracciato della via destinata a tagliare in due la villa storica più grande della Città, fa la sua prima apparizione nel Piano Regolatore del 1931, il quarto in ordine di tempo dalla proclamazione di Roma Capitale d’Italia (1871) e il primo ritenuto adeguato dopo quelli del 1873, del 1883 e del 1909.

Nel 1931, la realizzazione di questa strada e la conseguente bipartizione dei 184 ettari veniva ritenuta funzionale a destinarne la parte OVEST a parco pubblico e quella EST, più grande, a parco privato, riservando al proprietario (la Famiglia Pamphilj) la possibilità di edificarne una parte non superiore ad un ventesimo (5 ettari circa dei residuali 105, dunque).

Ma le ristrettezze finanziarie del Comune non permisero a quel tempo, né la realizzazione della strada, né l’acquisizione della zona da destinare a parco pubblico mentre, solo nel 1940, un’area di 22 ettari posta all’estremità occidentale della villa, lungo via della Nocetta, fu acquistata e destinata esclusivamente a semenzaio comunale.
L’area che, in parte, occupa ancora oggi il Servizio Giardini e nelle cui serre, per decine di anni, vennero coltivate parte delle azalee destinata all’infiorata di piazza di Spagna.

Anni dopo, visto come nel 1955 Roma fosse stata scelta per ospitare la XVII Olimpiade, partirono i lavori di costruzione della strada che oggi conosciamo come via Leone XIII.
Era il 1958 e la sua realizzazione non va ritenuta funzionale all’importante manifestazione, bensì frutto di quanto deciso dal 1931 nel Piano Regolatore: una ferita inferta all’unitarietà della villa e un’arteria che poteva però esser realizzata con un tracciato differente, evitando, alla luce dei fatti che seguirono, il grande sacrificio che percepiamo tutti, oggi.

Perché sempre nel 1958, alla morte del principe Filippo Andrea Doria Pamphilj, primo sindaco di Roma (1944>1946) dalla Liberazione, l’unica sua figlia, Orietta Doria Pamphilj Pogson, si trovò a dover versare un’imposta di successione che ammontava a due miliardi di lire circa, conseguenza del vasto patrimonio ereditato.
E quanto avvenne successivamente (e che tratteremo in un altro album) sarebbe stato ciò che determinò la storia di villa Pamphilj pubblica, così come la conosciamo oggi.
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Leggi anche:
“Quando villa Pamphilj doveva far parte della Città del Vaticano”> http://bit.do/fwWs3

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