18/03/2019
Villa Pamphilj e i Giusti: onore e responsabilità.
Oggi, 18 marzo 2019, gli italiani Antonio Megalizzi ed Alex Langer, la danese Karen Jeppe, la tedesca Ursula Hirschmann e il polacco Bronislaw Gemerek hanno affiancato con i propri ulivi ed altrettante pietre con inciso il nome di ciascuno, Salvo D’Acquisto, Armin Wegner, Etty Hillesum, Irene Sendler e Hamadi Abdesslem, già ricordati da un anno nel Giardino dei Giusti istituito all’interno di villa Pamphilj.
Dieci ulivi dunque, con i nuovi distribuiti in modo da sviluppare, con gli altri 40 che verranno, cinque ogni anno, il disegno finale, quello del Menorah, il candelabro ebraico.
Come il 6 marzo dello scorso anno (data proclamata come Giornata Europea dei Giusti) il Sindaco Virginia Raggi ha introdotto l’iniziativa sostenuta dal Comune di Roma e, a seguire, le parole di Giovanni Maria Flick (giurista, ex Ministro di Grazia e Giustizia ed ex Presidente della Corte Costituzionale), di Gabriele Nissim (presidente di Gariwo), di Anna Foa (accademica e giornalista) e via via di altri convenuti, hanno dato voce, volto e lacrime alla storia di ogni Giusto riconosciuto oggi.
Un onore per villa Doria Pamphilj ma anche una grande responsabilità di cui tutti, alcuni più degli altri, dovremmo farci carico, perché questo non si riduca ad un semplice appuntamento annuale, pur toccante e (per ora relativamente) partecipato.
Il messaggio custodito da questo luogo non è infatti percepito nella sua reale importanza: nell’anno trascorso non abbiamo mai incontrato scolaresche o visite guidate e spiegate, eventi con letture e poesie, non ci sono indicazioni agli ingressi e sul luogo, totem con biografie (scaricabili magari con una semplice applicazione) anzi, solo noi dell’Associazione lo abbiamo difeso da chi lo attraversa con i camion, ne usa gli alberi come porta da calcio o slalom per le mountain bike, il prato per le deiezioni del proprio amico a 4 zampe.
Non stupitevene, la quasi totalità dei frequentatori (a maggior ragione i “domenicali”) ne ignora la posizione, la funzione, addirittura l’esistenza.
Per questo oggi, alla fine dell’evento, ci siamo trattenuti con Gabriele Nissim, presidente di Gariwo (l’Associazione a cui si deve l’istituzione di questi Giardini) e con la mamma e i familiari di Antonio Megalizzi: al primo abbiamo promesso di scrivere e raccontare “cosa manca” ancora a questo giardino, alla seconda, provati dall’emozione la cura con cui seguiremo il luogo dove viene ricordato quel ragazzo solare, impegnato, positivo che era suo figlio.
Contrariamente ad un’iniziale intenzione, oggi non abbiamo parlato con il Sindaco, non le abbiamo raccontato le cose che non vanno, non le abbiamo fatto i nomi di certi “NON -giusti” a cui lei ha addirittura affidato le sorti della villa: erano presenti, senza alcun pudore, ma il rispetto dovuto a chi era lì per qualcosa di più profondo e importante ci ha fatto soprassedere da un eventuale tentativo.
Questo non vuol dire che rinunceremo a farlo in futuro o che ci piegheremo ad un destino apparentemente segnato e fatto, per la “nostra” villa, di degrado, abbandono, bugie, incapacità… interessi.
Onore e responsabilità, 365 giorni l’anno… non un solo giorno, ancorché importante come questo!
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