23/01/2015
Villa Pamphilj: quando in 30.000 abbiamo detto… NO!
Prosegue il nostro viaggio tra i “politici” che ebbero (ed hanno) a che fare con villa Doria Pamphilj: senza ombra di dubbio, l’On. Bettino Craxi è quello che la maggior parte dei frequentatori ricorderanno, sempre, più degli altri!
Tangentopoli non era ancora scoppiata, e quella fotografia, al centro dell’articolo pubblicato il 2 febbraio 1992 dal settimanale Panorama, diede origine ad una grande rivolta popolare: a villa, nelle scuole, nei condomini, nei mercati rionali, nelle piazze dei quartieri immediatamente a ridosso passarono rapidamente i fogli della petizione che avevamo preparato e, in pochissimo tempo, raccogliemmo quasi 30.000 firme.
Craxi era all’apice della propria carriera politica, in attesa del passaggio di testimone con Giulio Andreotti (allora Presidente del Consiglio) e grande estimatore di Giuseppe Garibaldi, era già piuttosto attivo in zona: con Anita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei Due Mondi (residente, peraltro, già dalla fine degli anni ’90 a ridosso della villa, in via Pio Foà), fondò l’associazione “Amici di Villa Pamphilj”… probabile primo passo di un cammino che lo avrebbe dovuto condurre, in veste di Presidente del Consiglio dei Ministri, non solo a Palazzo Chigi, ma anche, e per primo, a villa Algardi, trasformata in una sorta di “10 Downing Street” italiano.
Palazzo Chigi è, in effetti, la sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri e non (benché ci siano degli appartamenti) la residenza del Premier italiano.
L’ufficio stampa di Palazzo Chigi diffuse diversi comunicati di smentita, invero piuttosto vaghi e anche all’interno della Giunta comunale, guidata dall’allora sindaco socialista Franco Carraro, ci fu chi minimizzò, chi sostenne fossero fantasie: alla fine, la determinazione mostrata dai cittadini, indusse ad una netta presa di distanza da quell’ipotesi ed alla ferma richiesta di una restituzione della Palazzina ai romani.
Franco Carraro chiese così l’intervento della Magistratura per accertare cosa fosse successo esattamente: attraverso una serie di approfondite indagini verrà scoperchiato un verminaio fatto di abusi edilizi e fognari, di amici degli amici e di funzionari comunali decisamente troppo distratti.
Ecco, noi crediamo che oggi, come allora, sia necessario ritrovare quella determinazione: ieri, poco tempo dopo quella raccolta di firme, scoppiò “Tangentopoil”, oggi… è appena scoppiata “Mafia Capitale”.
Gli appetiti, gli affari, le ambiguità politiche, il degrado ed una serie di questioni connesse ad abusi (è di quel periodo, l’inizio della storia del Bistrot, condonato anni dopo per tre milioni di lire!) ad affidamento di aree, alla realizzazione di interventi, all’irresponsabilità di funzionari comunali… mostrano, a nostro avviso, una pericolosa corrispondenza.
In mezzo c’è la villa… ma anche noi, esattamente come più di vent’anni fa.