Ed il giorno dopo l’abbattimento degli Ippocastani ecco impiantati nuovi alberi: sono esemplari di Paulownia fortunei, della varietà Fast Blue. Per adesso sono in tutto quindici le nuove piante alloggiate sull’oramai ex viale degli Ippocastani. Nei prossimi giorni presumiamo verranno posizionate le restanti, fino a “ricoprire” tutto il vuoto lasciato dall’abbattimento massivo di giovedì scorso.
La Paulownia, si distingue da alcune proprietà definibili “eccezionali”. Ha una crescita molto veloce, può raggiungere infatti in pochi anni oltre 15 metri di altezza, ha delle foglie ampie a forma di cuore cariche di nutrienti utili ai suoli impoveriti, inoltre ha dei bellissimi fiori di colore lilla. Maestosa ed elegante il nome di questa pianta è un omaggio alla Granduchessa Anna Pavlovna di Russia.
Quest’albero è diventato negli anni il simbolo del cambiamento climatico perché è in grado di assorbire molta CO2, non solo le sue radici profonde sono un ottimo contrasto all’erosione del suolo. Insomma è una vera e propria pianta “multitasking”.
Tutto bene quindi, siamo in perfetta sintonia con le esigenze della nostra Amministrazione che di questi tempi, come non mai (con tutti gli abbattimenti fatti a Roma), necessita di un programma di riforestazione rapido e utile alla lotta al cambiamento climatico.
C’è un però, e non ce ne vogliate. I piccoli alberelli piantati a Villa Pamphilj sono davvero esili. Va bene che crescono velocemente, ma per rivedere un viale alberato, ombroso e colorato, si dovrà comunque aspettare qualche anno: tre, quattro forse cinque? Solo al quel punto avremo una strada illuminata dal colore dei suoi fiori, e sarà sicuramente un bel colpo d’occhio, non ne dubitiamo.
Ma passeggiando da queste parti non avremo più i colori caldi dell’autunno e quella sensazione di stare, “al di fuori”, seppur vivendo qui, in Città. Non ci sembrerà più di inoltrarci in qualche bosco montano, con tanto di ricci e castagne al suolo.
E forse questo era proprio l’intento dei Doria Pamphilj cioè di avere a casa propria, qualcosa di speciale: non a caso quando descriviamo le piante presenti nella villa parliamo di “patrimonio vegetazionale”.
Erano alberi scelti, voluti, selezionati per motivi estetici e funzionali ed alcuni di essi erano, sono, piuttosto rari.
Si legge nel catalogo ed inventario delle piante vive esistenti nei giardini e serre di Villa Pamphilj al 1° gennaio 1856, che esistevano 36 Aesculus hypocastanum… saranno gli stessi decimati dalle malattie e finiti a terra nei giorni scorsi? Chissà, forse no.
In ogni caso sono piante delicate gli Ippocastani perché attaccati da insetti e parassiti, e per di più sono molto sensibile all’inquinamento atmosferico, ma hanno un nome che è tutta una storia, perché significa letteralmente “castagno per cavalli“. Ed in effetti in passato i frutti venivano usati per aiutare proprio i cavalli con difficoltà respiratorie.
Però per contrastare i loro nemici, vanno curati, aiutati… perché in caso contrario è ovvio che la loro fine sia scontata, scritta nel destino.
Un brutto destino, come quello degli Ippocastani di questo luogo: se ne sono andati via, in poco tempo, nel giro di una mattinata. Adesso “galopperanno” oramai solo nei nostri ricordi e tra qualche anno non li ricorderà più nessuno: al loro posto ci saranno nuove memorie, di sicuro colorate di colore lilla.
Perché tutto cambia, tutto passa, anche nella nostra amata villa.
Ma era proprio questa l’idea, il desiderio di coloro che hanno creato questa magnifica dimora? Lasciare che il destino, la malattia, l’incuria prendano il sopravvento ed abbandonare la “costruzione di un paesaggio” per fare posto ad una concreta, seppur piacevole, “soluzione amministrativa”?