“C’è un laghetto nel laghetto.”


13/08/2022

“C’è un laghetto nel laghetto.”



In questi giorni di grande calura come ben sapete il nostro lago del Giglio è in evidente sofferenza.
Poca acqua, tante pietre, animali disorientati…
Il lago in queste condizioni non lo abbiamo mai visto. Non solo, piano piano restituisce ai nostri occhi molti residui che fino a pochi giorni fa erano celati dall’acqua: spazzatura varia, taniche, palloni da calcio, bottiglie, cestini… insomma tutto l’armamentario utilizzato dai peggiori vandali.
Ma a parte queste discutibilissimi reperti, il lago ci ha svelato qualcosa di particolare. Avete notato che nella parte centrale è apparso una sorta di “muretto”? Insieme ad esso sono riemersi anche dei resti di vecchissimi tronchi. Ebbene qual pezzo che ora è visibile potrebbe non essere una muraglia qualsiasi, bensì gli argini del precedente “laghetto” del Giglio.
Alle origini il lago del Giglio non si presentava così come lo conosciamo oggi: aveva una semplice forma ovale, era ricoperto da ninfee colorate ed occupava una vasta conca circondata da alberi. Un lungo ed unico canale lo riforniva d’acqua.
Cambiò radicalmente aspetto quando il principe Filippo Andrea IV Doria Pamphilj ingaggiò Francesco Bettini, un ingegnere paesaggista lombardo.
Il canale fu cambiato con l’inserimento di tre cascate chiamate rispettivamente dei “Cristalli”, dell’“Arco o del Traforo” e dello “Zampillone”.
La cascata dei Cristalli fu chiamata così per via della limpidezza delle sue acque, quella dell’Arco invece perché permette di passare da una sponda all’altra sotto la stessa cascata, mentre la terza, la più vicina al lago, dello “Zampillone” per via del suo grande getto d’acqua che poteva raggiungere l’altezza della Fontana del Giglio.
Il lago invece fu ampliato ed assunse una forma decisamente più “movimentata” ed irregolare, e con le successive ulteriori modifiche è arrivato ai giorni nostri con l’attuale connotazione.
Insomma quella del lago del Giglio è una storia variegata e la siccità che lo attanaglia potrebbe aver rivelato le sponde regolari e del precedente laghetto, ovvero di come era prima della “rivoluzione” apportata dal Bettini.
Non vorremo nel caso riscoprirlo completamente (ma con la bella pioggia di oggi forse riprenderà un po’ di “respiro”) perché questo significherebbe vedere calare l’acqua ulteriormente. Per adesso però è davvero bello pensare a tutti i suoi cambiamenti e come questo luogo sia davvero un esempio di arte e bellezza, che villa Pamphilj, nonostante tutto, ci regala ogni giorno.
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