21/12/2019
Com’è che un fienile divenne un bar-ristorante: 4° parte.
“La concessione è stata rilasciata il 9/12/2003 per la durata di anni sei ed è stata rinnovata fino al 30/9/2015. In data 18/6/2015, la società ha presentato istanza di rinnovo per ulteriori sei anni (ATTENZIONE, istanza di rinnovo… NON sollecito ad indire un bando, NdR).”
Ma 20 giorni PRIMA della scadenza della concessione (la seconda della SRL Perugia Franco ma la terza se si considera l’esercizio 1998>2003… senza mai aver visto l’ombra di un bando), ESATTAMENTE l’11 settembre 2015, alle titolari viene notificato un “SOPRALLUOGO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DEGLI EVENTUALI RAPPORTI CONCESSORI IN ESSERE SUI BENI FACENTI PARTE DEL PATRIMONIO ROMA CAPITALE”.
Quanto citato è contenuto in questa sentenza (http://bit.do/fmyuJ) in cui il TAR del Lazio respinse un ricorso della Perugia Franco SRL contro Roma Capitale; ancora, nel documento (vedi foto di copertina) mostratoci dai funzionari del Dipartimento Patrimonio durante un sopralluogo e, di nuovo, in quanto depositato dagli avvocati della Perugia Franco SRL nel ricorso contro l’Associazione per Villa Pamphilj (ricorso rigettato dal Giudice Designato il 19 luglio 2017).
Ma cos’è che, dopo così tanti anni, poteva aver (finalmente) suscitato l’attenzione dell’Amministrazione?
Vale la pena fare un piccolo passo indietro: durante l’amministrazione Marino (marzo 2013>ottobre 2015) venne istituita una “Commissione speciale per la riforma e la razionalizzazione della spesa dell’Amministrazione Capitolina” i cui risultati finiscono poi pubblicati nel libro realizzato dal suo presidente, il consigliere Daniela Frongia e dalla giornalista Laura Maragnani.
In questo testo, intitolato “E IO PAGO” (edizioni Chiarelettere, maggio 2016) si affronta, tra l’altro, il degrado in cui versano le ville storiche e la stessa villa Doria Pamphilj (citata almeno una decina di volte e, con lei, l’Associazione per Villa Pamphilj, erroneamente indicata con altro nome che gli autori si ripromisero di correggere nelle, eventuali, successive edizioni) ma anche temi connessi riguardanti attività, casali, concessioni e bandi.
Torniamo alla verifica condotta dal Dipartimento al Patrimonio, i cui funzionari trovammo all’opera l’8 settembre 2016: dopo averci spiegato i motivi della loro presenza (avevano parcheggiato un’auto all’interno della villa, suscitando la nostra attenzione) e mostrato il documento datato 11 settembre 2015 ci riferirono di aver rilevato come l’estenzione dell’esercizio coprisse 600 mq. circa… superficie non corrispondente alla concessione.
Un paio di mesi più tardi, il 4 novembre 2016, apprendemmo dall’articolo pubblicato sul quotidiano “il Messaggero” (Villa Pamphili, sfratto a Vivi Bistrot) alcuni risultati degli accertamenti, con la richiesta formulata alla Perugia Franco SRL di lasciare l’immobile “libero da cose e persone entro 30 giorni”.
Richiesta che, anche allora, non venne ottemperata, invocando una proroga temporanea e un nuovo bando, mentre si avanzavano una serie di obiezioni identiche alle attuali, alcune delle quali pongono oggi come nel 2016 una serie di interrogativi: perché le titolari non raccontarono al giornalista l’esatta tempistica di quanto avvenuto e di come “il bando” fosse stato invocato solo successivamente alle verifiche del Dipartimento al Patrimonio mentre, fino al 30 settembre 2015 una “semplice” ed esclusiva concessione era andata più che bene?
Prova ne sia la loro richiesta di rinnovo, datata 18 giugno 2015… 3 mesi e mezzo prima della scadenza.
Ancora, di quale “nuovo bando” si parla, visto come non ne fosse e non ne sia mai stato effettuato alcuno… in particolare perché il bene in questione è dal 1992, in varie forme, occupato?
Di più… perché le titolari raccontano da allora e ancora oggi, di aver ristrutturato a proprie spese un rudere pericolante quando la ristrutturazione ABUSIVA e poi SANATA è stata effettuata da altri (Franco Perugia e Massimo De Cristofaro)?
Citando peraltro centinaia di migliaia di euro investite per ricostruire e manutenere… ricostruire e manutenere esattamente cosa?
Sì, la domanda è legittima, anche alla luce di quanto avviene nel febbraio 2017, ovvero il sequestro da parte della Polizia Giudiziaria di porzioni dell’immobile ed il successivo ridimensionamento dello spazio occupato, con i relativi avvisi di sequestro parzialmente defilati dietro piante e carrelli opportunamente posizionati.
In particolare di fianco e alle spalle della struttura dove, una serie di lavori effettuati nel marzo successivo, riportarono la situazione all’interno di quanto, presumibilmente, violato fino a quel momento.
Per quanto ne sappiamo (ed invitiamo nuovamente le titolari a mostrarne documentazione), il Consiglio di Stato accoglieva intanto un ricorso della Perugia Franco SRL permettendo alla società di continuare a gestire l’esercizio: siamo ormai nel 2017 e di nuovo, tutto questo senza aver mai partecipato ad alcun bando e, soprattutto, per un importo da circoscrivere con maggiore attenzione.
(… segue in un prossimo album)
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Leggi anche:
“Da fienile a bar in mezzo al verde”> http://bit.do/fmyhF
“Com’è che un fienile divenne un bar-ristorante: 1° parte”> http://bit.do/fkqd9
“Com’è che un fienile divenne un bar-ristorante: 2° parte”> http://bit.do/fkRMP
“Com’è che un fienile divenne un bar-ristorante: 3° parte”> http://bit.do/fmyg3