Come una donna di strada.


28/09/2015

Come una donna di strada.



Sì… quando un’amministrazione comunale rinuncia ad onorare la bellezza di una villa storica e permette che le sue “grazie” siano messe “in vendita” sulla strada (sull’Olimpica, sull’Aurelia, sui viali all’interno) la sta davvero trattando come una prostituta.
Si dirà: “Non è vero, i casali (le “grazie”) non sono in vendita, ma in concessione… gli ultimi quattro per sei anni!”
Se è per questo, una donna di strada si vende (no, anche lei VIENE VENDUTA) forse per una ventina di minuti appena… rispondiamo noi.

Nei giorni scorsi abbiamo mostrato e documentato le quattro strutture oggetto dell’ultimo bando (Casetta Rossa, Cascina Legnara, Casetta ai Monti, Cascina Floridi)… ma lo stesso atteggiamento (dismettere responsabilità, affidare ad altri, voltarsi dall’altra parte qualsiasi cosa facciano) avviene con il casale di Giovio, con il Casale dei Cedrati, con la palazzina Corsini e scuderie annesse, con l’ex-fienile trasformato in bistrot, con i casali ristrutturati (di uno, la superficie è stata quadruplicata) dall’ANFFAS.
Si dice “Non ci sono i soldi!”… non è vero, a villa Pamphilj sono stati bruciati miliardi di lire e milioni di euro, qualcuno ne ha incassati e ne incassa centinaia di migliaia e altri “solo” decine di migliaia o migliaia, però esentasse.
Villa Pamphilj viene usata, sfruttata, fornisce cornice e attrazione: in cambio, nulla, nessuna risorsa o rientro per combatterne il degrado, nessun progetto per gestirla o valorizzarla… ma nuovamente, parti del suo corpo bello e seducente offerte a chi se le vuole prendere.

Anche in buona fede, ci mancherebbe.
Perché all’improvviso, spesso, ci si rende conto che i principi, il sociale, il volontariato, la solidarietà, l’arte per l’arte… non rendono e ci si ritrova a fare i conti con i lavori, le bollette, le legittime richieste di chi collabora… e bisogna scegliere: rinunciare oppure sopravvivere facendo i soldi, anche a scapito dei grandi ideali che ci avevano condotto qui, in uno di questi casali.
Se poi gli ideali non ci sono affatto e quanto descritto nei progetti presentati è semplice marketing… tanto meglio, puntiamo ai soldi subito risparmiandoci qualsiasi delusione.

Sulla carta questo “bando dei quattro casali di pregio” offre tante possibilità… talmente tante che, curiosamente, IL SUO TERMINE E’ STATO PROROGATO DI UNA SETTIMANA, dal 9 OTTOBRE al 16 OTTOBRE: un favore a qualcuno che doveva ancora organizzarsi?

“La concessione ha per oggetto l’uso, a titolo oneroso di Cascina (….) per lo svolgimento delle attività istituzionali del concessionario, per la realizzazione di attività culturali rivolte al pubblico e per l’attivazione di servizi aggiuntivi.
(…)
L’attività culturale ordinaria deve essere offerta al pubblico a titolo gratuito, ad esclusione delle iniziative/eventi che comportino costi di organizzazione a carico del concessionario, per le quali sarà possibile applicare un corrispettivo (…).”
Quanto pagato per la concessione è una miseria… e immaginiamo quanta beneficenza (eventi gratuiti) praticheranno i vincitori del bando!

“Possono presentare richiesta associazioni (…) anche riuniti in raggruppamenti temporanei che operano nel settore culturale anche non ancora costituiti formalmente (…).
Davvero una garanzia… soprattutto alla luce di quel 20% di punteggio aggiuntivo attribuito a chi presenti progetti di gestione per una coppia di edifici: c’è chi si organizzerà per spartirseli… chissà non sia questo il motivo della proroga dal 9 al 16 ottobre?

Ma ciò che ci lascia maggiormente basiti sono alcuni commi (il 4, il 7, l’8, il 15, il 16, il 17) dell’art. 5 lettera A “OBBLIGHI DEL CONCESSIONARIO” e la lettera B “IMPEGNI DELL’AMMINISTRAZIONE” contenuti nel contratto di affidamento.
Obblighi di manutenzione e migliorie, possibilità di essere sottoposti a controlli senza preavviso, divieto di costituire servitù, rispetto delle norme sull’accesso dei veicoli, rispetto degli orari di apertura e chiusura della villa, comunicazioni di eventuali partnership… TUTTE VIOLAZIONI E MANCANZE PRATICATE QUOTIDIANAMENTE all’interno di villa Pamphilj.
E quella chicca della lettera B “la Sovrintendenza curerà (…) gli aspetti della sicurezza… eccetera eccetera”.
Ma chi, la Sovrintendenza che ci ha fatto spendere 35.000,00 euro per le sei telecamere posizionate sulle serre ottocentesche che non sono riuscite a riprendere la morte di un povero sbandato, proprio sul prato di quelle stesse serre?
Pare che fossero staccate, non era stato rinnovato il contratto all’azienda che le gestiva.

Questa Sovrintendenza… “unfit” direbbero gli inglesi, e villa Pamphilj in mezzo a una strada. A no, giusto… messa a passeggiare lungo quella strada!

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