EDIFICI
Non sono semplici edifici
All’interno di Villa Pamphilj ne sono presenti molti, alcuni dei quali hanno già trovato una collocazione “ufficiale”.
Nella parte orientale di Villa Pamphilj, è d’obbligo iniziare con il Casino del Bel Respiro (o delle Allegrezze), noto anche come Palazzina dell’Algardi, dal nome del suo realizzatore, l’architetto e scultore Alessandro Algardi, che insieme a Giovan Francesco Grimaldi, progettarono nel 1644 questa bellissima villa, decorata con stucchi e fregi e statue. Attualmente è sede di rappresentanza della Presidenza del Consiglio.
Poi c’è sicuramente la Palazzina Corsini, edificio settecentesco restaurato tra il 1866 e il 1869 dall’architetto Andrea Busiri Vici, Si caratterizza per uno stile eclettico con finiture esterne di pietra di Malta e cortina rossa. Oggi ospita la Biblioteca Villino Corsini, un luogo organizzato con sale per la lettura e lo studio, postazioni multimediali ed anche un’emeroteca.
La Biblioteca accoglie anche il fondo Giancarlo Sbragia, con una ricca collezione di libri, periodici, libretti d’opera, programmi di sala, copioni, manifesti e locandine.
Nucleo originario di Villa Pamphilj è sicuramente Villa Vecchia. In questa area già dall’atto di acquisto del 1630 relativo alla prima vigna di Villa Pamphilj, esistevano alcuni edifici. Ma è con Camillo Pamphilj e di suo zio Papa Innocenzo che “Il Casino di Villa Vecchia” diventa una lussuosa dimora della Famiglia Pamphilj.
Perché mentre la Palazzina Algardi era destinata ad essere il “Casino delle Allegrezze” è a Villa Vecchia che trova alloggio la Famiglia Pamphilj ed i loro illustri ospiti.
Ed è in questo luogo che oggi dovrebbe esistere il “Museo di Villa Vecchia”, che però dalla data di apertura prevista oramai oltre vent’anni fa, non ha mai visto luce: oggi infatti è chiuso al pubblico e necessita nuovamente di un restauro (dopo quello avvenuto per il Giubileo) e di una concreta valorizzazione.
A villa Pamphilj però ci sono anche altri luoghi importantissimi soprattutto perché testimoni di avvenimenti risorgimentali, ovvero quelle battaglie che si sono avvicendate in occasione della Repubblica Romana, nel 1849.
Dove un tempo sorgeva il Casino il Casino dei Quattro Venti, l’architetto Busiri Vici fra gli anni 1859/60 costruì un edificio simmetrico a Porta San Pancrazio. L’Arco dei Quattro Venti venne abbellito con quattro statue allegoriche, scolpite da Luigi Roversi: simboleggiavano i quattro venti, riprendendo in questo modo il motivo del preesistente Casino.
Al centro dell’arco collocò lo stemma di Papa Innocenzo, mentre al suo fianco vennero collocate due grandi cancellate sostenute da pilastroni.
Lo stesso Busiri Vici progettò il Monumento ai Caduti Francesi, aiutato anche dal capo mastro Girolamo Nagni e dagli scalpellini Fortunato Martinori e Vincenzo Ricci, situato presso la via Aurelia, non lontano da Villa Vecchia.
Si tratta di un monumento voluto dallo stesso principe Filippo Doria Pamphilj per ricordare i soldati francesi caduti durante l’assedio della Repubblica Romana e conservarne i resti rimasti all’interno del parco.
In marmo bianco e travertino l’opera è costituito da un portico che sovrasta un tempietto all’interno del quale si trova una statua della Madonnina, scolpita da Camillo Pistrucci.
L’originale della statua, oramai senza testa si trova nel “Museo” di Villa Vecchia, mentre sul monumento c’è una copia in cemento.
Poi ancora il Casale dei Cedrati, nato nel settecento dal lavoro di un gruppo di artisti tra cui Gabriele Valvassori e Giacometto Antonio Ferrari, che costruirono il recinto del giardino corredandolo di tre cancelli e due grate di ferro battuto. Custodivano cedri africani, limoni e il cosiddetto Pomo d’Adamo, una sorta di ibrido tra arancio e limone. Oggi ospita una caffetteria e bookshop.
Altro discorso invece per i numerosi casali presenti sia nel lato est che ovest di villa Pamphilj.
Nella parte orientale si contano alcuni manufatti di servizio, come la Casetta Rossa, eretta da Francesco Bettini nel 1796, la Vaccheria utilizzata come stalla con annesso fienile e ristrutturata da Busiri Vici, il Fienile costruito sempre da Busiri Vici nel 1852 ed utilizzato come magazzino e la Legnara, manufatto settecentesco utilizzato come capannone e successivamente, a metà del ‘900 come ricovero dei vitelli.
Poco distante da questi edifici c’è una sorta di cappella rurale al cui interno c’è solo un piccolo altare con un quadro raffigurante la Natività della Vergine. Nel 1960 la cappella fu demolita e poi ricostruita a seguito dell’apertura della via Olimpica.
Oggi è pressocché in stato di abbandono e preda di writers e vandali, così come il resto dei casali sopra citati, ad eccezione dell’ex Vaccheria e del Fienile, che oggi ospitano rispettivamente un Centro Anziani ed un’attività di ristorazione.
Un altro edificio è il Casale Floridi: un tempo tenuta dei Fratelli Floridi, era utilizzato per la villeggiatura, in quanto situato in un’area collinaredivenne parte della villa nel 1855, e restaurata da Busiri Vici che la trasformò in una cascina alla quale aggiunse un’altra parte usata come magazzino e fienile.
Lo Chalet Svizzero invece nasce come un edificio di servizio, un tempo dimora del custode di Villa Pamphilj.
Edificio settecentesco, è collocato Porta San Pancrazio, venne restaurato nel 1882 da Busiri Vici che realizzò un rivestimento in cortina, alcune decorazioni in ferro battuto e maioliche e finestre dallo stile eclettico neomedievale in voga in quel periodo.
Fino al secolo XIX i Pamphilj erano seppelliti presso la chiesa di Sant’Agnese a piazza Navona. Dopo l’Editto Napoleonico di Saint Cloud che imponeva la sepoltura dei morti fuori dalle mura delle città, i Pamphilj ottennero di essere inumati all’interno della villa.
La nuova cappella fu quindi costruita tra il 1896 ed il 1902 presso il Giardino del Teatro su progetto di Odoardo Collamarini che utilizzò uno stile falso romanico-gotico con notevoli decorazioni a mosaico. Fa da sfondo al viale del Maglio, al posto dell’antica fontana dei delfini, ed è tuttora di proprietà della famiglia Doria Pamphilj.
Capitolo a parte sono le serre, presenti in più parti all’interno di Villa Pamphilj. Oltre a quelle moderne, meritano un cenno quelle Ottocentesche.
Progettate dall’architetto Giovanni Gui tra il 1845 e il 1847 su volere di Filippo Andrea V Doria Pamphilj intenzionato a sperimentare nuove costruzioni con materiali e strutture per l’epoca all’avanguardia.
Le serre ottocentesche furono costruite con materiali come il ferro fuso ed il vetro e particolari in ghisa, in uno stile in linea con il neogotico.
A seguito dei danni subiti dall’assedio dei francesi nel 1849 avvenuto durante i combattimenti contro i difensori della Repubblica Romana, Filippo Andrea V affida all’architetto Busiri Vici il compito di rinnovare l’intero complesso, con l’aggiunta di nuove serre calde realizzate grazie all’inserimento di una novità per l’epoca, ovvero un “termo-sifone”.
Nella parte occidentale di Villa Pamphilj, sono presenti il Casale di Giovio, la Casetta ai Monti, la Cascina Farsetti e il Casale Balzarini.
Il Casale di Giovio, ristrutturato a metà dell’ottocento, è frutto di stratificazioni storiche che vanno da un primo nucleo, un sepolcro di età imperiale costituito da un’aula rettangolare e un tempietto, ad una parte medioevale. Quanto resta del sepolcro, è una struttura muraria con cortina di laterizi caratterizzati da una variazione cromatica che va dal rosso cupo al giallo.
La Casetta ai Monti era un fienile, utilizzato anche come abitazione di servizio: restaurato a metà dell’800 è stato vandalizzato ed occupato in anni più recenti.
La Cascina Farsetti (o Falsetti) è un edificio rurale che fu acquistata dai Pamphilj a metà del settecento. Il vicino Casale è sede dell’Associazione A.N.F.F.A.S.
Infine il Casale Balzarini è un immobile formato da due parti e situato presso l’ingresso di via Aurelia Antica 327.
Un tempo adibito ad abitazione di servizio e stalla e restaurato nel 1892 da Busiri Vici, oggi è sede degli uffici del Servizio Giardini di Villa Pamphilj.
Fino a qualche anno fa ospitava anche l’abitazione del custode della villa.
Quasi tutti questi edifici sono stati restaurati in occasione del Giubileo del 2000 per poi essere abbandonati al loro destino, che nella maggior parte dei casi li ha visti preda di atti di vandalismo o di occupazioni abusive.
Purtroppo molti di questi manufatti, soprattutto i casali, sono stati adocchiati da chi li vorrebbe trasformare in attività commerciali poco consone ad un Parco Storico come Villa Pamphilj.
Ed è per questo motivo che l’Associazione per Villa Pamphilj da anni ha lanciato un grido dall’allarme: “Giù le mani dai Casali di Villa Pamphilj!”