24/06/2015
Fontana del Giglio: guadagnare con le alghe.
Tranquilli, quello che documentiamo qui di seguito non riguarda una “beauty farm” all’interno di villa Pamphilj bensì la recente rimozione della vegetazione formatasi sulla parte più alta della fontana del Giglio.
I fatti.
A febbraio, l’Associazione per Villa Pamphilj conduce in un articolato sopralluogo alcuni tecnici del Servizio Giardini e membri dello staff dell’Assessore all’Ambiente: recupero e riutilizzo di un’area ACEA, viabilità interna alla villa compromessa, ripristino del percorso attrezzato per la ginnastica, manufatti, piano di utilizzo e di gestione, collaborazione con i cittadini volontari… insomma, si affrontano insieme diversi aspetti di un degrado non più tollerabile.
Anche quello della splendida Fontana del Giglio, uno dei simboli più significativi della villa.
Ed è proprio intorno al recupero di questa sua bellezza ed integrità minacciate che, successivamente ad altri interventi (ripulitura e piantumazione dell’ingresso di San Pancrazio, ripristino della sbarra per trazioni ed altro) si concentrano i comuni sforzi: con buona pace di un millantatore che si attribuisce sulla sua pagina di FB la paternità dell’intervento… saranno invece la perseveranza di Luigina (staff dell’Assessore) e di Adriana (segretario dell’Associazione) ad ottenere che questo abbia luogo!
L’Assessorato all’Ambiente si adopera anche per convincere la Sovrintendenza a dare il proprio, indispensabile, benestare: alla fine, anche quest’ultimo via libera viene ottenuto e… decolla l’intervento.
Decolla… insomma, se non ci fosse stato il Servizio Giardini sarebbe ancora a terra, gironzolando intorno alla fontana.
Sì, perché, invece di far svolgere la ripulitura della fontana all’azienda che se ne occupa da anni, la Sovrintendenza lo affida alla società Zètema… asso pigliatutto delle attività culturali e oltre del Comune di Roma.
Il 29 maggio (dopo che, il giorno precedente, l’azienda che normalmente pulisce le fontane ha appunto svuotato e ripulito la vasca) si presentano gli addetti di Zètema: l’intervento si articolerà su almeno due settimane, perché chi deve ripulire dovrà attendere faccia effetto una sostanza vaporizzata sulle alghe infestanti.
1° problema: come si arriva lassù a spruzzare la sostanza in oggetto?
Soluzione: bisogna coinvolgere il Servizio Giardini perché metta a disposizione un’autoscala.
2° problema: come facciamo a far entrare un’autoscala all’interno dell’area circondata dalla siepe?
Soluzione: tavole di legno, tentativi, rinunce, nuovi tentativi, “chiamiamo la funzionaria della Sovrintendenza”, l’autoscala va e viene dal deposito su via della Nocetta.
3° problema: l’autoscala è finalmente entrata ma rischia di danneggiare la vasca con il paraurti posteriore.
Soluzione: i giardinieri smontano il paraurti.
Svolgimento dell’intervento: un addetto di Zètema (su tre presenti) sale sul cestello, spruzza un po’ di liquido, raccoglie un pezzo di piante infestanti, torna a terra… arrivederci e grazie.
I giardinieri posizionano una serie di barriere metalliche, ripiegano l’elevatore, e rimontano il paraurti: un’intera mattinata che ha visto impegnate quasi 10 persone… tutto qui?
Questo è lo standard offerto da Zètema asso pigliatutto… neanche una scala oppure un’asta che funga da prolunga per lo spruzzino? Se non c’erano i giardinieri… facciamo davvero i complimenti a chi (la Sovrintendenza) affida questi appalti a cotanti sprovveduti di ogni necessaria attrezzatura!
Dal 29 maggio (meglio, dal 28!) all’8 giugno nessun segno di vita, poi, eccoli di nuovo!
Dal 9 all’11 giugno un paio di addetti (su 4 presenti) salgono sul cestello e rimuovono le piante appena un po’ appassite (12 giorni senz’acqua… altro che la sostanza vaporizzata!), a mano, con una spatolina ed una spazzolina… il Servizio Giardini sempre lì a supportarli.
Salvo che i giardinieri percepiscono uno stipendio… mentre a Zètema, Roma Capitale deve pagare un appalto di manutenzione ordinaria e straordinaria e restauro sui Beni Culturali ed architettonici.
Dice… chi si accontenta gode (e quello che è stato fatto deve comunque far piacere) ma il risultato lì, nelle foto scattate dopo il giorno 11 è un laghetto in ipossia, una fontana dall’acqua torbida, una struttura (discretamente contenuta) ripulita semplicemente delle alghe sviluppatesi… PER MANCANZA DI MANUTENZIONE ORDINARIA!
Ripulita… e non restaurata, badate bene, ché la differenza, se fosse stato necessario, chissà cosa avrebbe comportato!
Perché con le alghe ci si guadagna… chiedetelo a Vanna Marchi!
PS: e, per ora, vi abbiamo risparmiato la storia che partendo dalle nutrie, passa per l’inquinamento proveniente da Villa Vecchia, per l’intervento della Magistratura, i sequestri, il restauro miliardario di questa fontana (fondi del Giubileo)… i lavori fatti male che non permettono di godere dei giochi d’acqua ricreati all’altezza dell’ultimo stramazzo: perché se viene aumentato il flusso per farli funzionare, l’intera area interna alla siepe si allaga completamente.
Perché non si guadagna solo con le alghe ma, anche, e soprattutto, con i lavori costosi e fatti male.
E per i quali nessuno sembra essere responsabile.
In ogni caso alla fine della fiera, un sentito ringraziamento all’Assessorato all’Ambiente e rifiuti del Comune di Roma senza il quale la nostra amata fontana avrebbe ancora, con tutte quelle piante su in cima, l’aspetto di un vecchio colbacco!