FONTANE
Il richiamo dell’arte
E’ quello che Villa Doria Pamphilj, un po’ come le sue sorelle ovvero Villa Borghese e Villa Ada, assicura a Roma, grazie alla presenza di bellezze artistiche ed importanti contributi da parte dei maggiori architetti e scultori italiani.
Villa Doria Pamphilj, in particolare contiene elementi davvero unici nel suo genere: soprattutto le fontane hanno caratteristiche ed importanza significative. La loro realizzazione va di pari passo con il periodo storico che attraversa.
In questo nostro piccolo excursus non possiamo che iniziare con la Fontana del Giglio, a noi molto cara perché luogo di ritrovo per tanti anni dei nostri più affezionati soci.
Situata nella parte est di villa Pamphij, la Fontana del Giglio, monumento seicentesco, è stata progettata dagli architetti Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi. E’ collocata nella parte sovrastante la Fontana della Cascata ed è circondata da una esedra semicircolare in pietra, un tempo ornata da piante di Bosso.
La Fontana è costituita da un ampio bacino in marmo al cui centro si innalza un bellissimo giglio, simbolo araldico della famiglia Pamphilj, adornato a metà altezza da due petali di fiori che si aprono verso l’esterno. Da questa fontana sgorga l’acqua proveniente dall’acquedotto Traiano Paolo, che alimenta la sottostante Fontana dell Cascata e successivamente i due canali che giungono fino al laghetto del Giglio.
Purtroppo la Fontana del Giglio, così come le altre fontane presenti all’interno di Villa Pamphilj presenta pesanti segni di degrado ed incuria: la parte monumentale, mai pulita, è ricoperta di piante e mucillagine che rendono invisibile la scultura originale. Inoltre i muri dell’esedra semicircolare che completano il monumento, sono in parte sgretolati così come alcune sedute di marmo.
Poco distante dalla Fontana del Giglio, c’è la bellissima Fontana della Lumaca (o della Regina), un’opera di Gian Lorenzo Bernini eseguita sulla base del suo modello da Angelo Vannelli nel 1652. Il gruppo scultoreo da cui deve il suo nome è composto da tre delfini avvolti intorno ad uno scoglio da cui emerge la chiocciola di una lumaca.
La scultura è stata collocata all’interno di Villa Pamphilj da Giovanni Battista Pamphilj sopra una fontana formata da due bacini concentrici.
Nell’ottocento la parte scultorea è stata sostituita con una copia, ed è conservata presso Villa Vecchia, mentre l’originale berniniano è custodito presso gli appartamenti di Palazzo Doria Pamphilj al Corso. La Fontana oggi si presenta quindi solo con i due bacini.
Nel Seicento l’opera è chiamata anche “fontana della Regina” perché considerata “la regina delle fontane”. Purtroppo oggi questa fontana è tristemente conosciuta anche come “Fontana per Cani” visto che, soprattutto in estate è utilizzata giornalmente (da anni) da alcuni padroni per far fare il bagno al proprio cane.
A poche decine di metri si trova invece la Fontana della Palomba, o dell’Arco.
Situata nell’angolo nord-occidentale, vicino al Casale dei Cedrati, questa fontana è stata progettata a metà Seicento da Alessandro Algardi e Giovan Francesco Grimaldi ed un tempo era dominata da un arco trionfale con l’elemento araldico della colomba. Sopra i due pilastri laterali sono collocate due sfere mentre al centro è posizionato il giglio araldico dei Pamphilj. L’arco poggia su una decorazione alla cui base e posizionato il bacino che raccoglie l’acqua.
Spostandoci verso il Giardino del Teatro, cuore monumentale di Villa Pamphilj, ecco la Fontana di Venere, probabilmente la più bella tra quelle presenti all’interno della villa.
Era il 1646 quando lo scalpellino Angelo Pieruzzi, su disegno di Alessandro Algardi, lavorava alle scale che conducono alla Fontana di venere e al piccolo ninfeo, aiutato anche dallo stuccatore Giovanni Battista Ferrabosco.
Al centro della Fontana si erge la dea Venere, tutto intorno stucchi, sassolini a forma di pesce, conchiglie, mosaici e madreperle arricchite da medaglioni con raffigurazioni mitologiche.
La statua è collocata su una finta roccia dove si trovano quattro delfini, mentre al centro della volta, oggi completamente ricoperto dalla vegetazione, si trova un ovato di stucco con a rilievo un Cupido con arco e frecce, opera dello stuccatore Ferrabosco.
Lungo le pareti gli altri ovati dipinti a mezzo fresco: rispetto la statua di Venere sulla destra ci sono le figure di Giove Cibele, Flora, Cerere, sulla sinistra Giunone, Anfitrite, Vulcano e Bacco. Ai lati esterni invece si trovano due nicchie con due statue, o meglio quello che resta, raffiguranti Flora e un Sileno: anche questa sono delle copie come quella della statua di Venere.
Purtroppo nel corso degli anni i vandali hanno fatto scempio anche delle copie, ma non solo: questa fontana come le altre presenti nella villa, può contare solo sulla costante pulizia della sua vasca ad opera dei fontanieri.
Infatti come spiegato più volte, tutta la parte monumentale può essere pulita solo ed esclusivamente da restauratori, che però sono intervenuti pochissime volte.
Ed è per questo motivo che la Fontane di Venere oggi si presenta ai nostri occhi coperta in più parti da vegetazione e con parti mancanti a causa dell’incuria.
Poco distante, situata al centro del Giardino del Teatro, c’è la Fontana del Cupido, o del Putto. Realizzata nel 1855 dall’architetto Andrea Busiri Vici, il quale per costruirla utilizzò elementi già esistenti tra gli arredi della villa.
Deve il suo nome al Cupido che sorgeva sulla sua sommità e di cui oggi restano solo i piedi.
Come per la vicina Fontana di Venere, il tema centrale di questa fontana è la celebrazione dell’amore.
Formata da due vasche, una più grande interrata alla base e l’altra più piccola situata al centro e decorata da dodici piccoli pilastri sormontati, fino qualche anno fa, da dodici gigli, simbolo araldico della Famiglia Pamphilj.
La statua del Cupido fu rubata nel 1971 pochi giorni dopo l’apertura della villa.
Poi nel corso degli anni ha subito altri attacchi vandalici: continui bagni dei cani, utilizzata dagli studenti per i festeggiamenti di fine anno scolastico e poi nel 2020, durante il lockdown alcuni vandali, mai presi e mai identificati, colpirono i dodici gigli situati sopra ai pilastrini in pietra che perimetrano la vasca interna.
I gigli non sono mai più stati riposizionati nonostante siano già passati quattro anni e siano custoditi presso il “Museo” di Villa Vecchia.
A poca distanza c’è il Ninfeo dei Tritoni realizzato a metà del XVII secolo, da Alessandro Algardi e Giovan Francesco Grimaldi e rimaneggiato nell’Ottocento da Andrea Busiri Vici che decise di eliminare il laghetto antistante e realizzare al suo posto due bacini a terra, collocando la statua del fauno, sopravvissuta ai combattimenti risorgimentali, sul basamento centrale.
Decorato da finti stalattiti, nel Ninfeo sono collocate due statue di sirene e due di fauni immersi nell’acqua, mentre ai lati dell’arco centrale sono posizionati due telamoni (sculture maschili impiegate come sostegno strutturale o decorativo).
Dopo il 1849 fu collocata al suo interno la statua del Pan che si trovava precedentemente nella Stanza dell’Organo della vicina Esedra.
Al Ninfeo è collegata la Fontana del Nilo che si trova nella parte superiore e dalla quale partono dei condotti che alimentano un bacino posizionato sopra al vano coperto, da cui si snodano due piccoli canali che riversano l’acqua nei bacini sottostanti.
Attualmente lo stato di conservazione è decadente, con l’acqua stagnante e le statue dei due “telamoni” ricoperte dalla vegetazione e con tutto l’impianto idraulico non funzionante.