Gli “invisibili” di villa Pamphilj.


30/04/2015

Gli “invisibili” di villa Pamphilj.



Sono le persone di cui, a malapena, percepiamo l’esistenza… oppure quelle che, incrociandole, rimuoviamo dalla mente concentrando lo sguardo da qualche altra parte.

Alcuni ne parlano, infastiditi: “ma c’è n’è di gente strana in giro…”, “ma hai visto che schifo quello…”, “Birillo (il cane), torna qui… stai lontano da quello… che vergogna!”.
Addirittura, quando una settimana fa, di uno di questi poveretti è stato ritrovato il corpo abbandonato su di un prato c’è chi, senza spendere una parola di pietà per lui ha solo evidenziato la necessità che “certi” spazi debbano essere affidati ad iniziative, ristoranti, associazioni: come se la spartizione di villa Pamphilj potesse cancellare i problemi, i danni, il degrado… e questi poveri spettri!

Ecco, noi oggi, su questa pagina, violiamo coscientemente l’obbligo di oscurarne il viso e ve li mostriamo come sono: quello magro con i baffetti ed il berretto sempre in testa che cammina ritto, senza fermarsi mai; quello che, scalzo, con la barbona, porta ogni giorno da mangiare ai cigni spargendo pane ovunque sulle rive del laghetto; quello che viveva sotto la passerella dell’Olimpica e che si deve operare ai polmoni; quello consumato dall’alcool e dalle sofferenze, che viveva nelle serre ottocentesche e poi sottoterra in quegli accessi poi murati; quelli che vivono all’angolo della basilica di San Pancrazio con un pentolino sempre sul fuoco che dividono con altri come loro ed hanno sempre un sorriso ed un saluto per chi passa; quelli per cui basta una panchina… ed il mondo è tutto lì; quelli del sottotetto del casale Rosso o, i più fortunati, dentro il casale stesso, ma su di un materasso; quelli che vivono d’estate sotto gli archi dell’acquedotto Traiano Paolo; quelli che vivono nella boscaglia, e si ubriacano di “tavernelli” per sopportare il freddo e l’acqua piovana; quelli che si infilano nell’area ACEA di San Pancrazio, ed hanno seminato di escrementi il prato intorno; quelli che si rifugiano nelle serre del Giardino dei Cedrati… in predicato di essere sfrattati, perché lì, per la gioia di qualcuno, verrà aperto un altro, l’ennesimo, punto di ristoro!

Tanto, per morire di stenti, dopo un’esistenza da invisibile, ci sono buoni almeno altri 180 ettari di villa!

Ora, volete provare un attimo, con noi, ad accorgervi che esistono anche loro e, prossimamente ad incalzare “chi deve” perché li aiuti a recuperare qualcosa che possa chiamarsi “vita”?
Sabato 9 maggio, all’assemblea di fronte alla Fontana del Giglio, parleremo anche di questo.

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