26/02/2019
Maltempo, chiudere i cancelli quando… “i buoi sono scappati”?
Parafrasando il famoso proverbio (chiudere la stalla…), ché quanto è accaduto (ed accade ogni volta) è oggettivamente evidente: sabato 23 febbraio, giorno in cui il vento fortissimo ha prodotto danni e morti nella nostra regione, villa Doria Pamphilj e tutte le altre sue “sorelle” erano piene di gente mentre l’ordinanza di chiusura è andata in vigore solo da domenica 24.
Ed è proprio dal 24 che i pochi giardinieri esistenti (una delle componenti della Protezione Civile, peraltro) sono stati impegnati innanzitutto sulle verifiche del Verde urbano e nelle scuole e, solo successivamente, di quello nelle ville storiche e nei parchi, che possono evidentemente esser “messi in sicurezza”… chiudendoli, banalmente.
Ma se la manutenzione fosse effettuata correttamente e per tempo, ogni “messa in sicurezza” non comporterebbe chiusure particolarmente lunghe… e ancora, se la capacità di intervento e comunicazione fossero quelle richieste ad una Città capitale del Mondo, la temporanea chiusura dei luoghi dovrebbe essere contestuale (se non addirittura precedente) ai fenomeni che creano rischio e pericoli per la popolazione.
Insomma, anche alla luce di quanto abbiamo appreso oggi da fonti qualificate (i danni della villa ammonterebbero ad un paio di alberi caduti, qualche ramo che pende e diversi rametti secchi sui viali), villa Pamphilj dovrebbe riaprire domani.
Quel che va ripensato è, a nostro avviso, l’approccio complessivo, sia in termini di ALLARME e PROVVEDIMENTI RELATIVI sia in termini di MANUTENZIONE ORDINARIA, sia in termini NUMERICI (della componente “giardinieri”) … in caso contrario, le Amministrazione Capitoline continueranno a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati e chiudere le ville quando, con assunzioni, interventi e tempistiche più responsabili, non sarebbe affatto necessario.
Se non per lo “stretto” necessario!
Tra l’altro, nello specifico di villa Pamphilj, considerando come essa sia (purtroppo) divisa in due da via Leone XIII, ogni intervento necessario alla sua messa in sicurezza potrebbe essere sviluppato prima in un settore, poi nell’altro, rendendo fruibile la parte “liberata” senza attendere lo siano tutti i 184 ettari della sua estensione.
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