“Perché Paolo Arca”.


16/10/2022

“Perché Paolo Arca”.



Dopo aver lanciato la petizione per chiedere di derogare la legge secondo cui per intitolare un viale alla memoria occorre attendere dieci anni dal decesso, sono state moltissime le adesioni, e non lo nascondiamo, tante le delusioni.
A breve invieremo l’appello ai destinatari, ma abbiamo la consapevolezza che sarà molto difficile riuscire nel nostro intento. Perché? Per il semplice motivo che Paolo Arca non ha ricevuto encomi pubblici, non ha avuto medaglie, menzioni o quant’altro. Non ha compiuto gesti eroici in battaglia o lasciato il segno per contributi artistici e culturali, e non si è nemmeno seduto sugli scranni di partiti politici o aziendali.
Ha fatto però qualcosa di ugualmente importante.

Già perché a volte esistono dei combattenti che comunque fanno la differenza: si muovono in silenzio, lavorando incessantemente giorno dopo giorno per il bene, per il decoro, per la difesa ad esempio, del più grande Parco Storico di Roma, senza ricevere nulla in cambio, anzi rischiando di proprio.
Paolo lo annoveriamo tra questi, e lo possiamo dire perché chi scrive ha vissuto insieme a lui decine di battaglie e quotidianamente tante difficili sfide.
Lo abbiamo visto infilarsi nei pertugi più nascosti di villa Pamphilj, rischiare di ferirsi con le siringhe e i vetri, subire le aggressioni di sbandati e vandali portandone a volte anche importanti conseguenze fisiche. Tutto per difendere la natura, gli animali, i monumenti artistici di un luogo a lui caro e che considerava importante come fosse casa sua.

Ecco questo modo di “vivere” il bene pubblico con lo stesso rispetto con il quale si vive il bene privato è ciò che fa la differenza tra essere pienamente e consapevolmente cittadini di una Città ed essere semplici spettatori e in qualche modo complici del degrado che ci circonda.
Paolo non è mai stato uno spettatore, al contrario, è stato il protagonista di numerose battaglie, non si è mai tirato indietro, nemmeno di fronte a chi ha tradito, in più riprese, le sue aspettative.
Parliamo di politici, amministratori e rappresentanti della cultura e dell’ambiente: sono in tanti ad avergli voltato le spalle solo perché non c’era un tornaconto, quantomeno in termini di visibilità e notorietà.
Infatti Paolo non ha mai abbracciato il mantra per cui “occorre guadagnare qualcosa”, piuttosto ha sempre creduto di poter “offrire, dare qualcosa”.

C’è una bella differenza, non credete? Ebbene questo suo modo di essere e vivere in modo così viscerale la difesa di un Bene Pubblico è a nostro giudizio un Esempio da seguire, da percorrere senza indugi.
Per questo Paolo Arca, anche se non è stato un eroe caduto in battaglia o un artista famoso, pensiamo meriti un riconoscimento. Il riconoscimento di essere stato un uomo normale che ha vissuto però in modo speciale, dedicando buona parte della sua vita alla difesa non solo la sua amata Villa, ma del concetto stesso di tutela ambientale, utilizzando gli strumenti del “fare” e del “dare”.
Il Prefetto e l’Amministrazione Comunale hanno un’occasione per fare la cosa giusta, ovvero dedicare un viale alla memoria di Paolo Arca a Villa Doria Pamphilj. Non devono perdere questa possibilità di stare accanto al volere dei cittadini, di premiare la realtà, i dati di fatto.
Che a decidere non sia solo la “legge” ma anche il “cuore”: lo stesso Paolo, seguendo questa regola, ha dato così tanto a villa Pamphilj e all’intera Città… così tanto.

Nella foto: Paolo Arca mentre pulisce la targa del viale di Villa Doria Pamphilj intitolato ad Anna Frank

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