16/03/2022
Sfacelo Fontana del Giglio
Coriandoli, stelle filanti, bottiglie di birra, mascherine, giornali. E ancora sedute “sgarrupate”, muri compromessi, siepi desertificate, piante infestanti, muschi, arbusti: manca solo di veder passare sospinta dal vento una Salsola, l’arbusto “rotolante” tipico dei deserti americani che spesso si vede nei film western. Perché la Fontana del Giglio e tutta l’esedra circostante ha davvero un aspetto di desolazione e di abbandono, di lenta agonia.
Simbolo di villa Pamphilj, la Fontana del Giglio, non è nemmeno l’ombra del monumento progettato nel ‘600 dagli architetti Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi.
Sia il giglio, emblema della famiglia Pamphilj, situato nella parte centrale della Fontana, che la parte sovrastante dove zampilla l’acqua sono così soffocati dalle piante e la mucillagine da rendere quasi invisibile la scultura originale.
Inoltre anche i muri dell’esedra semicircolare che completano il monumento, in alcuni punti si stanno letteralmente sgretolando, per non dire di un paio di sedute di marmo, di fatto già spaccate.
E dove un tempo crescevano rigogliose bellissime piante di Bosso, adesso non c’è altro che sterpaglie e polvere. Solo polvere.
Se da una parte l’inciviltà delle persone la fanno da padrona (qui ne abbiamo viste di tutti i colori, dai bagni dei cani a chi fa il “morto a galla”) la COMPLETA e TOTALE assenza dell’Amministrazione Capitolina le stanno dando, di fatto, il colpo di grazia.
Eppure gli uffici della Sovrintendenza Capitolina di villa Pamphilj si trovano proprio lì, a poche decine di metri, nella sede del fantomatico “Museo di villa Pamphilj”, a villa Vecchia.
Che non raccontassero storie sulla mancanza di fondi: perché più passano gli anni e più ne servono. Qualche anno fa, quando la nostra Associazione già mostrava lo stato di abbandono della Fontana del Giglio (e in alcuni casi lo illustrava alla stessa Sovrintendenza, visto che non ne era a conoscenza) qualcosa si poteva fare.
Adesso il restauro non interessa solo la Fontana, ma tutta l’area circostante, esedra e piante comprese.
E a pagare chi è? Indovinate un po’…
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