Sbagliato perché quello che è accaduto ieri è veramente la punta dell’iceberg di come sia gestito male il patrimonio storico ambientale di Villa Pamphilj.
Noi ci siamo illusi per anni che la cosa più facile da fare per proteggere la Villa fosse in realtà abbastanza semplice: avere un controllo mirato delle Forze dell’Ordine, più personale qualificato per curare piante e giardini, un paio di custodi per aprire e chiudere la villa…. insomma l’ABC, della normalità. Nulla di eclatante, ma sicuramente necessario.
Perché vedete qui non siamo al campetto sotto casa, siamo all’interno del più grande Parco storico di Roma. Cosa vuol dire? Per esempio che all’interno dei Villa Pamphilj ci sono delle composizioni architettoniche e vegetali che dal punto di vista storico o artistico presentano un interesse pubblico. E’ da considerare come un vero e proprio un “monumento”.
Va da se che la sua gestione, manutenzione ordinaria e non, deve essere attenta, puntuale, certa. Tutte cose che da anni oramai non vediamo più e non si tratta di questa o quella Amministrazione, è un modus operandi che appartiene a tutte le forze politiche che si sono succedute.
Ora in merito a quanto accaduto ieri pensiamo che sia un fatto gravissimo. Grave non solo perché decine di persone sono rimaste fuori senza capire cosa stesse succedendo, ma anche perché se per esempio qualcuno ieri, entrando dall’ingresso dell’esercizio commerciale che si affaccia su via Aurelia Antica (di fatto l’unico accessibile), si fosse sentito male… chi poteva soccorrerlo, quando? Alle 11.30/12,00 cioè solo quando finalmente la Polizia Roma Capitale ha aperto tutto?
Pur comprendendo le motivazioni di tutti, giuste o sbagliate che siano (e nelle quali non entriamo in merito) di fatto ieri si è impedito il pubblico accesso a Villa Pamphilj.
Per questo ribadiamo, e lo sosteniamo da anni, che non si può pensare di affidare un delicato compito come quello dell’apertura e chiusura di un parco storico ad un gruppo di volontari.
Il volontariato per come lo intendiamo noi, non si può fare carico di attività che per peculiarità ed importanza devono essere svolte dalle Istituzioni, in questo caso dal Comune di Roma.
Il quale ovviamente deve provvedere a sottoscrivere regolari contratti di lavoro, perché il lavoro si paga e si tutela secondo le leggi vigenti.
Come spiegato più volte poi, per poter adempiere al compito di apertura/chiusura, i volontari che gestiscono più ville devono necessariamente avere un margine di tempo più ampio.
Questo vuol dire che per esempio, se da ottobre a febbraio Villa Pamphilj è aperta fino alle 18.00 (orario stabilito dal Regolamento Comunale affisso presso tutti gli ingressi), per poter permettere ai volontari di chiudere tutti gli accessi delle ville che gestiscono, il Comune di Roma gli consente di farlo anche fino alle 22.00.
Questo comporta che potenzialmente chiunque può accedere all’interno della villa in orari quasi notturni, con tutto quello che ne consegue. Quante volte abbiano dovuto ricoprire le scritte vandaliche sui muri interni della villa? Quante segnalazioni per bivacchi sui prati o tag sugli ipogei? Chi ci segue sa perfettamente di cosa stiamo parlando.
Certamente non è detto che alcuni atti di vandalismo siano stati commessi nelle ore notturne o serali… ma permettere di accedere dentro un parco come Villa Pamphilj fino alle 22.00, pensiamo sia una scelta insensata che non la tutela, anzi la espone a pericoli maggiori.
Come è insensato questa presa di posizione di non voler affidare tale compito ai custodi, che da sempre hanno garantito puntualità e se volete anche una forma di “presidio”.
Ricordiamo ancora, quando negli anni ’80, il Sig. Mario con la sua “Ape” faceva il giro interno della villa per avvertire i presenti che la villa stava per chiudere… non era anche una forma di controllo, di monitoraggio?
Ora prendete lo Chalet Svizzero situato presso l’ingresso principale, in via di San Pancrazio n.10, nato proprio per accogliere il custode della villa: non viene ristrutturato da anni, ed è lasciato in stato di abbandono. Non potrebbe accogliere un nuovo custode, magari anche giardiniere?
Al pianterreno di questo edificio già ci sono alcuni uffici che ospitano i giardinieri (competenti e professionali) che periodicamente fanno le visite guidate a Villa Pamphilj a costi contenuti… non è possibile immaginare di intensificare questa attività? Avremmo così all’interno dello stesso manufatto: custodi, visite guidate e magari anche un ufficio informazioni. Insomma non ci vuole un genio.
Certo le dichiarazioni dell’Assessorato all’Ambiente così come riporta RomaToday (https://shorturl.at/aAKSV) , non vanno verso questa direzione: “A breve, si lavorerà ad un nuovo bando. Quello attuale, infatti prevede le aperture in fasce orarie di due ore, dalle 7 alle 9 e dalle 18 alle 22 nel periodo estivo. Il motivo appare chiaro. Se un’associazione ha un ristretto manipolo di volontari per chiudere ed aprire più parchi è naturale che queste operazioni, girando per Roma, richiedano ogni giorno diverso tempo. Il prossimo bando, da quanto si apprende, cambierà radicalmente, rivolgendosi a più associazioni e comitati di quartieri.”
Quindi nulla… perché? Forse aveva ragione il nostro compianto Presidente, Paolo Arca quando scriveva che “di fatto, Sinistra, Destra e Cinque Stelle recitano tutti il mantra de “affidiamo i beni pubblici ai privati””.
E vedrete che presto o tardi lo Chalet Svizzero, i Casali, le poche visite guidate saranno consegnati “ad esterni” con le conseguenze che, purtroppo, abbiamo già avuto modo di “ammirare”.
E noi tutti, siamo stati degli illusi a pensare che le parole di Antonio Cederna potevano essere accolte, considerate: “Non si trasforma una villa patrizia in parco popolare senza un programma serio che selezioni gli usi compatibili ed escluda quelli che sono dannosi all’ambiente e alla vegetazione”. (da La Repubblica del 16 ottobre 1984).
Nella foto il Sig. Alberto, uno dei custodi di Villa Pamphilj. Con il suo motorino in 10 minuti al massimo assicurava l’apertura e la chiusura della villa sempre. Primo maggio compreso.
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