Villa Pamphilj: due giorni di (ormai) ordinaria devastazione.


05/08/2013

Villa Pamphilj: due giorni di (ormai) ordinaria devastazione.



Domenica: come ogni fine settimana, diversi componenti della comunità peruviana si ritrovano a villa Doria Pamphilji e, come sempre, lasciano un tappeto di immondizia, bottiglie e lattine di birra… nonchè la cenere dei fuochi che accendono per le grigliate. Tutto vietato… e soprattutto, alla faccia della Protezione Civile presente nella villa nel fine settimana… con il compito di prevenire gli incendi.

Domenica, sera/notte… presumibilmente.
Qualcuno ha spaccato parti delle strutture in legno che sostengono le palme appena trapiantate nel Giardino del Teatro. La cosa gravissima è che si tratta delle palanche diagonali, quelle che sostengono l’intera struttura che a questo punto, è a rischio… palme comprese. Sottolineo, addirittura nel Giardino del Teatro, zona illuminata anche di notte dai fari della Presidenza del Consiglio dei Ministri (villa Algardi).

Domenica sera/notte… presumibilmente (parte seconda)!
Qualcuno (gli sbandati che vivono all’interno della villa?) ha catturato, spiumato e sicuramente mangiato un’anatra del laghetto. Non è la prima volta, le bottiglie di birra sono lì abbandonate e, aggiungo, spesso li abbiamo colti appoggiati alla ringhiera del laghetto del Giglio a studiare la situazione. Ricordo a tutti le nasse ritrovate nello stesso laghetto qualche mese fa, come anche la pratica di pescarci con canne e lenze.

Lunedì mattina (oggi): oltre a rilevare tutte queste belle azioni, stamattina c’è stata anche una rapina. Nella zona di San Pancrazio, un individuo di colore ha aggredito e strappato la collanina d’oro ad un signore che passeggiava. E’ stato dato l’allarme e sono intervenute la pattuglia a cavallo della Polizia di Stato e alcune volanti. Nei prossimi giorni cercheremo di capire se il responsabile sia stato assicurato alla Giustizia e il bottino recuperato.

Tutto questo in neanche due giorni, a Villa Doria Pamphilj, al centro di Roma, capitale d’Italia e (un tempo) del mondo conosciuto.
Ma ogni giorno è ormai così… così “normale” nella sua ordinaria devastazione.

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