19/03/2020
Villa Pamphilj: una sottoscrizione da 32 milioni 400 mila lire!
Un’interessante cifra, considerando come fossimo nell’anno 1963 e, a maggior ragione, perchè frutto di quote modeste versate da un gran numero di sottoscrittori (chi la promosse, volle caratterizzarla come “popolare”, evitando di coinvolgere banche ed altre istituzioni).
Aspetto fondamentale, si trattò della prima sottoscrizione popolare promossa in Italia per reperire fondi in difesa di un Bene Comune, per sensibilizzare una classe politico-amministrativa distratta, per far crescere una coscienza ambientale e culturale nel Paese.
Motore dell’iniziativa, la sezione romana dell’Associazione “Italia Nostra” ed il suo Presidente, Tito Staderini, che, visti i ripetuti dinieghi dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione ( ), rese tangibile la propria battaglia, coinvolgendo i quotidiani e 41 docenti universitari di varie facoltà e dei più svariati orientamenti politici nel sollecitare il Presidente e l’intero Consiglio dei Ministri ad occuparsi delle sorti di villa Pamphilj.
Ancora, insieme alla sottoscrizione popolare, organizzò all’interno di Palazzo Braschi una mostra corredata di foto, documenti, mappe e stampe, portando così a conoscenza del “grande pubblico”, nell’unico modo disponibile allora, il valore di quel luogo meraviglioso e sconosciuto ai più.
Il riscontro, all’interno del Governo, non tardò ad arrivare e i Ministri dei dicasteri direttamente coinvolti si dichiararono contrari alla soluzione proposta dalla Famiglia Pamphilj ed alla vendita del casino del Bel Respiro al Belgio.
Nei due anni successivi, tutti si cullarono nell’illusione tutto si fosse risolto per il meglio: la sottoscrizione si arenò e il Comune di Roma stanziò 1 miliardo 500milioni di lire per l’esproprio della villa… sì, ma solo della villa, NON del Casino del Bel Respiro!
Non solo, da indiscrezioni trapelate in ambiente giornalistico, l’opinione pubblica e l’Associazione “Italia Nostra” vennero a conoscenza di una improvvisa marcia indietro, con un Consiglio dei Ministri che autorizzava la vendita del Casino al Governo Belga: anni dopo si apprese come, a fronte dell’intera villa, quei 3, 4 ettari e l’edificio che custodivano fossero sembrati tutto sommato trascurabili.
E la stessa stampa che, inizialmente aveva sostenuto l’iniziativa di Italia Nostra finì per schierarsi con chi affermava che le difficoltà di bilancio del Comune di Roma non giustificassero l’impresa e come un “privato” potesse garantire maggior tutela ad un Bene da mantenere integro… la stessa cosa che, spesso strumentalmente e poco saggiamente sentiamo dire per la villa Pamphilj “di oggi”!
Fortunatamente l’Amministrazione Comunale “di ieri” non sposò quel principio, votando compatta e all’unanimità una delibera in cui rivendicava il diritto della Città sull’intera villa: seguirono nuovi appelli di Italia Nostra al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Pubblica Istruzione, ed un’accesa campagna stampa.
Alla fine, nel novembre del 1967, con un esborso di 600 milioni di lire il Demanio dello Stato prendeva in consegna il Casino del Bel Respiro e l’area circostante (3 ettari e mezzo circa) mentre, dietro pagamento di 1 miliardo 875 milioni di lire veniva acquisita nel 1971 anche la restante parte EST della villa che andava così ad unirsi (eufemismo, vista la realizzazione della via Olimpica) alla parte OVEST, già frequentabile dal 1965.
Era il 1971 ed una GRANDISSIMA battaglia era stata vinta… solo per il momento, purtroppo!
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Leggi anche:
“La seconda volta in cui rischiammo di perdere villa Pamphilj”> http://bit.do/fC39J
“Quando villa Pamphilj doveva far parte della Città del Vaticano”> http://bit.do/fwWs3
“Via Leone XIII… non fu solo “colpa” della XVII Olimpiade!”> http://bit.do/fAh3g
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